"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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martedì 1 gennaio 2013

Il Vangelo del primo giorno dell'anno. Commento di don Umberto Cocconi.

 
 
Pubblicato da Don Umberto Cocconi
il giorno martedi 1 gennaio  2013 alle ore 7,14
 
I pastori andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo (vangelo secondo Luca).
 
Inizia un nuovo anno: è già qui davanti a noi. Nasce l’interrogativo: come sarà l’anno che verrà?  Come ogni volta, il primo giorno del nuovo anno è carico di aspettative, perché ci viene naturale pensare: forse è la volta buona che qualcosa cambia anche dentro di me. Nella canzone  di Lucio Dalla “L’anno che verrà”, il cui testo è scritto in forma di lettera a un amico lontano,  si raccontano tutte le novità in arrivo con il nuovo anno, aggiungendo anche: “alla televisione han detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando”. La grande novità però si rivela alla fine la più semplice e forse scontata: “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando. E’ questa la novità”. La novità di quest’anno appena inaugurato è e resta il fatto che Maria ha partorito veramente il “Dio con noi”. Dopo otto giorni dalla sua nascita, tempo prescritto per la circoncisione,  gli fu messo nome Gesù, che significa “Dio salva”. E Dio ci salva perché è l’Emmanuele, che significa proprio: “Dio-con-noi”.  Prima del peccato originale Dio scendeva nel giardino dell’Eden alla brezza della sera a passeggiare con Adamo ed Eva; ora, ha deciso di restare con noi per sempre, perché non si è ancora stancato di nessuno e continua, nonostante tutto, a fidarsi di noi. Il vangelo di Matteo si conclude proprio con queste parole, le ultime di Gesù, rivolte ai suoi amici: “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”.
 
Anche quest’anno, Gesù si accosterà a ciascuno di noi e ci rivolgerà ancora una volta la parola che scuote e risveglia: «Coraggio, Alzati e Cammina!». Accogli finalmente l’invito che ti rimette in piedi! Dove puoi incontrare Gesù? Cercalo non solo nella lettura attenta e disponibile della Sacra Scrittura, nella chiesa, nel volto dell’altro, ma in ogni piega della vita di tutti i giorni, soprattutto nelle piccole cose. Questo potrebbe essere l’anno in cui, come dice Madre Teresa di Calcutta, avviene la tua “chiamata nella chiamata” e ancora una volta ti potresti domandare: “Che cosa devo fare della mia esistenza, come contribuire a rendere il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato, come promuovere la giustizia e la pace”? Come posso lasciarmi avvolgere dalla luce interiore e individuare la nuova strada che il Dio della vita, passo dopo passo, mi indicherà? La risposta – secondo Giovanni Paolo II – sta in un verbo, coniugato all’imperativo: “Ascolta! Non ti stancare di allenarti alla difficile disciplina dell’ascolto”. Ma ascoltare chi? “Il Signore”. Sì, perché è Lui che ci parla: la nostra vita è proprio nelle sue mani. Ma in concreto, come e dove Lui ci parla? Parla attraverso gli avvenimenti quotidiani, in ciascuno dei quali c’è un messaggio speciale per te.
 
Ascoltalo attraverso le gioie e le sofferenze che accompagnano la vita di ogni giorno, ascoltalo attraverso le persone che ti stanno accanto, ascoltalo attraverso la voce della coscienza assetata di verità, di felicità, di bontà e di bellezza. Viviamo in un contesto quotidiano così sovrastato dall’effimero, che ci spinge sempre a “consumare” tutto, non ad “ascoltare”; ad essere “fuori” da noi stessi, non “dentro” e a chiudere gli occhi su ciò che mette in questione uno stile di vita che si concede tutto il possibile, invece di tendere l’orecchio a coloro che sono oppressi. L’anno che verrà diventerà vero e bello solo se sarà segnato dall’esperienza dell’ascolto dei “segni dei tempi”. Quest’anno, non dobbiamo accontentarci di discutere; per fare il bene, non dobbiamo aspettare occasioni che forse non verranno mai più. È giunto il tempo dell’azione. Il mondo ha bisogno delle tue energie, del tuo entusiasmo, delle tue passioni, per far sì che il Vangelo possa permeare il tessuto della società e suscitare una nuova civiltà. Le chiacchiere non portano da nessuna parte.
 
Anche a te, proprio a te, giunge l’invito a impegnarti perché, tra le barbarie sempre incombenti e la civiltà sempre più ardua, quest’ultima vinca la prima.  «Cari amici – diceva ai giovani radunati nella veglia della Giornata Mondiale della Gioventù del 2000 Giovanni Paolo II – in voi vedo le sentinelle del mattino in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare a odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti». Agli stessi giovani, nell’omelia del giorno dopo, citò una parola straordinaria di Santa Caterina da Siena: «Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!». Con la tua vita incendia, anche tu,  l’anno che verrà.
(DON UMBERTO COCCONI)

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