(Foto di Cristina Cabassa)
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Questo capolavoro in
dialetto parmigiano è stato scritto dal poeta Alfredo Zerbini nel 1947. L’argomento
è la congiura del 1611-1612 ordita dai feudatari parmensi contro Ranuccio I°
Farnese quarto Duca di Parma. La congiura fu capeggiata da Barbara Sanseverino
Sanvitale, contessa di Sala e marchesa di Colorno, una delle più belle, colte e
vivaci gentildonne del suo tempo. Scoperta la congiura il Duca condannò alla pena capitale Barbara
Sanseverino e tutti gli altri feudatari compromessi.
La sentenza venne eseguita
in piazza Grande (ora Garibali), nell’angolo detto del criminale, fra via
Repubblica e via Cavour, sabato 19
maggio 1612 alla presenza di una enorme folla di popolo. Su quell’oscuro e
tragico episodio della storia di Parma Farnesiana sembra risultare non si
trattasse di una vera e propria congiura. Ranuccio I° Farnese, tenace,
inflessibile continuatore della tradizione politica della sua famiglia, mirante
soprattutto a debellare i potenti feudatari Parmensi e ad impossessarsi dei loro immensi beni, ingigantì ad arte la
reale consistenza di quel complotto e con quella sentenza di morte riuscì a
segnare il crollo della feudale casata nello stato Farnesiano.
Con la Congiura
di Fevdatäri, più che un’opera storica, rigorosamente documentata, Zerbini
riuscì a creare un’opera d’arte e di poesia dialettale Parmigiana. Il “poemetto
storico-narrativo”, è diviso in quattro parti di venti sonetti ognuna: I
Fevdatäri, La Congiura, Al Procés, La Gran Giustìssia. Francesco Squarcia, scrittore,
critico e letterario allora scrisse: “La prima cosa che mi ha colpito è il
fatto che il poemetto non soltanto è il primo esempio del genere
storico-narrativo; ma segna anche un interessante tentativo di uscire da certe
tenerezze dell’idillio piccolo-borghese, che ha si, creato anche delle cose
graziose nella nostra poesia dialettale, ma è ormai troppo scontato, è oltre
qualcosa di più che l’impeto popolaresco che il gusto narrativo del complesso
cioè un tratto che incide più a fondo e che rivela un estro sicuro, una visione
e una meditazione che sono ben propri dello Zerbini”.
Gli interpreti della lettura sono gli attori
dialettali Luigi Frigeri, Enrico Maletti, Peppino Spaggiari. I 4 sonetti sono preceduti dalla spiegazione in italiano di Anna Berta
Ceci, la regia è di Enrico Maletti. Il pubblico parmigiano abituato a vedere
Luigi Frigeri, attore dialettale e capo-comico scomparso nell’agosto scorso,
nelle parti brillanti di commedie con intrecci comici e amorosi, si accorgerà
con questa lettura di storia di Parma che non ha nulla di comico, che Frigeri
è stato un attore completo.
(Nella foto i lettori:
Luigi Frigeri, Enrico Maletti, Anna Berta Ceci e Peppino Spaggiari.)
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