"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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“Parmaindialetto” è nato il 31 luglio del 2004. Quest’anno compie 16 anni

“Parmaindialetto” l’é nasù al 31 lùjj dal 2004. St’an’ al compìssa 16 an’

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sabato 27 settembre 2014

IL VANGELO DELLA DOMENICA. COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI


IL VANGELO DI DOMENICA 28 SETTEMBRE 2014
Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli». (Vangelo secondo Matteo)

Dopo aver ascoltato le parole di Gesù, probabilmente anche noi ci sentiremmo in diritto di dire: «Non è corretto il modo di agire del Signore!». Com’è possibile che i pubblicani e le prostitute, cioè i pubblici peccatori, passino davanti a noi, che osserviamo i comandamenti e rispettiamo le leggi?  Non dico che dovremmo avere dei privilegi, ma un attestato di “buona condotta”, questo almeno sì: sono le nostre opere buone a esigerlo. Che strano modo di fare ha questo Dio! Se «il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, a causa di questo muore»: è sempre stato bravo fino a quando non gli è capitato di sbagliare, eppure per lui, a quanto sembra, non ci sono esami di riparazione. Però se «il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto», viene perdonato. Tutto ciò che ha commesso prima viene cancellato, non conta più: è divenuto il più bravo di tutti, anzi supera gli stessi giusti. Questo Dio sembra usare due pesi e due misure: è troppo benevolo con chi non se lo merita, mentre è rigido con quelli che hanno sempre fatto il loro dovere, per di più sforzandosi di essere sempre meglio all’altezza dei loro compiti.
Certo, di primo acchito, questa è la parabola più “scandalosa”, la più inaccettabile di Gesù. Ma se la rileggiamo da un altro punto di vista, non diventa invece la più bella e la più sorprendente? Forse, la valutazione dipende dalla prospettiva in cui ognuno di noi si colloca. Se ci consideriamo dei giusti, saremmo sicuramente spiazzati, per non dire che ci sentiremmo “fregati”: per noi non ci sarà mai il primo posto, con la sfilza di peccatori che ci sono; anzi, ci ritroveremo in coda a tutti. Se invece ci consideriamo peccatori, rei confessi, passeremo davanti a tutti nella graduatoria del cielo. La raccomandazione di cui abbiamo bisogno per entrare nel regno dei cieli è dire una buona volta la verità: siamo peccatori, molto peccatori! E’ sorprendente, questo Dio: per partecipare alla grande festa, al suo 
banchetto, il biglietto che dobbiamo esibire è quello di riconoscerci grandi peccatori.

Ci viene spontaneo chiederci: è più grave dire di sì e poi non andare, oppure dire no e poi andare? Aver detto sì significa aver fatto davanti a tutti una gran bella figura, aver messo in mostra la nostra persona, aver meritato in anticipo delle lodi. Dire di no, invece, per di più con la motivazione «Non ne ho voglia», significa ammettere pubblicamente di avere proprio una gran “faccia di tolla”! Un figlio, che dice di no al padre che lo ha chiamato a lavorare nella sua vigna, in un colpo solo mette in cattiva luce lo stesso padre e insieme evidenzia di essere un pessimo figlio. Forse questo padre ha troppo viziato il suo ragazzo? Di una cosa però dobbiamo dare atto a questo figlio indisciplinato: è sincero ed ha avuto il coraggio di dire la verità, senza se e senza ma; nella sua testardaggine è assolutamente onesto. Dice quello che pensa, a differenza del fratello che pensa e fa il contrario di quello che dice. L’apparenza inganna, insomma: chi sembrava bravo, anzi bravissimo, è balordo, e quello che credevamo balordo è in realtà bravo, anzi bravissimo. E’ lui il migliore! Doppiamente migliore: prima di tutto, e soprattutto, è stato sincero con il Padre, gli ha detto quello che pensava, anche sapendo di ferirlo; poi si è pentito e, coerentemente, ha deciso di ubbidirgli e di andare a lavorare per Lui. Chissà, magari nessuno si sarà accorto del suo “cambio di programma”, perché non lo ha sbandierato davanti a tutti; sarà il Padre, alla sera, a scoprire che il figlio ribelle è andato a lavorare nella vigna, a sua insaputa. Il cambiamento del figlio è scaturito dal suo pentimento. Pentirsi significa proprio ravvedersi, provare rammarico, dispiacersi, mettersi in discussione per ciò che si è fatto, non essere più certo delle proprie posizioni. Sta proprio nella capacità di pentirsi la possibilità di diventare veramente giusti.

Certo, il nostro Dio è esageratamente “largo di manica”, secondo la nostra logica: da Lui “passano” anche coloro che noi non faremmo mai passare dalla nostra dogana. Non abbiamo forse messo mille lacci e laccetti, mille ostacoli sul loro percorso? «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa»  e problematica di tutti i giorni. Papa Francesco non finisce di stupirci quando ci comunica il suo pensiero, che per molti sembra scardinare tutte le certezze finora conservate nella Chiesa. Egli vede con chiarezza che ciò di cui ha più bisogno la Chiesa oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, con la vicinanza, con la prossimità. «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia... Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato ... Ma ci vuole audacia». E tanto coraggio.
(DON UMBERTO COCCONI)

PUBBLICAZIONE N° 46: PROVERBI "SUL CORPO E MALATTIE" IN DIALETTO E ITALIANO: Parmaindialetto pubblica 3 proverbi in dialetto e in italiano

Pubblicazione N° 46
Provérbi sul còrp e malatìj 
Proverbi sul corpo e malattie  

Cärna sénsa dént l’à frèdd da tutt i témp 
Carne senza denti ha freddo in ogni tempo
Cioè: Neonati e vecchi soffrono il freddo

Cärna stiräda la còsta ‘na psäda  

Carne stirata vale una pedata
Cioè:Lo stiracchiarsi denoterebbe scarsa vigoria

St’ an bognóz, e st’ an ch’vén spóz  

Quest’anno brufoloso, l’anno prossimo sposo
Cioè: l’acne è propria della giovinezza.


Tgnèmmos vìsst


venerdì 26 settembre 2014

VIENI A CENA CON NOI? " Sosteniamo i Valori del Dono a cena con i Volontari ADMO e AIDO. sabato 11 ottobre ore 20,00 Circolo ARCI Aquila Longhi Vicolo Santa Maria 1/a PARMA. Prenotazioni entro mercoledi 8 ottobre.


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Tgnèmmos vìsst

Il Pagéli di Crozè in djalètt Pramzàn Pärma Ròmma 1-2. Testo pubblicato sulla Gazzetta di Parma del 26 settembre 2014.


(Testo in dialetto parmigiano)
Pärma Ròmma 1-2
Mirànt séz : un girètt a Fontanlè o ala Cìza t’al pól cminsär a tór in considerasjón ; fär tirär la Ròmma do volti in porta in novanta minùd l’é 'nimpréza, mo ciapär du tir e du gol imparabil as' ciàma sfiga e basta

Mendes séz : cuand j ò vìsst Gervinho da cla pärta lì am' son fat al sìggn ädla cróza, l’éra cme sarcär äd stär adrè a Valentino Rossi con un Garéli, po’ Garcia al l’à spostè sùbbit e sarà par còll lì mo t’é fat la tò partìda onésta bombén, e second mi st’ an' äd spàsi par zugär con l’ abondansa ch'a gh’é, té gh' n’arè ecome
Lucaréli sètt : Capitàn coragiós, anca un cuälch nùmmor äd clàsa, e la ciära sensasjón ch' at' si 'drè enträr in forma cme l’an' pasè, ossìa 'na forma strepitóza, at' fè cme al vén tì, a j’ ò béle capì

Felipe sìncov : dzèmma anca che la fortón’na la né t' da miga mäj 'na man, e dzèmma anca che ti té gh' fè mìga mäj catär la porta avèrta; dù erór du gol, mo anca un salvatàg' miracolóz che però ala fén di cont al n’é sarvì a njént

Gobbi séz : ecco al diesel todèssch ch'a conosèmma bén, al Massimo ch' as' pjäz tant, al zugadór con un rendimént garantì pù che un BOT zvìssor ! ti t’al ciàm e Massimo al risponda sémpor “presente”; avanti acsì

Lodi zéro : dòpa cuàtor partìdi at' si béle rivè a zéro; adésa a né t' pól ätor che fär méj, anca parchè péz d’acsì l’é imposìbbil ! i t’ àn tót da tirär il punisjón, at' n’é tirè trèj tùtti compàgni e älti dù dìd, tant valäva ciamär Talgnàn che a sincuant’an' sicur al sa ancòrra indò mèttor la bàla méj che ti

De Ceglie sètt : bél gol e la sensasjón che con Gobbi dardè as' pòsa fär 'na béla stafètta insìmma ala sinìsstra; dal rést chi zuga dala pärta äd Gobbi chisà parchè al rénda sémpor al dozént par sént; e po’ anca tì gnìr a Säla a t’à portè fortón’na, st’ an' ch’ vén a gh' sarà da ciamär tùtta la scuädra ala fésta

Acquah sètt : gran partìda contra di zugadór che sa té t' pèrdi un mìnùd it' fan balär dil rumbi che ätor che Cohiba, invéci té t' si mìss lì in méza a fär ädla lèggna con inteligénsa e sacrifìssi, dédchi inàns at' ciamarò bindél

Mauri déz : la prìmma da titolär e la conférma che tutt il vózi pozitìvi ch' a gira sul tò cont i n’ én ätor che la vritè ! ragas a prìmma vìssta con n’ inteligénsa tatica fóra dal normäl, parsonalitè, técnica e grénta; giòvvon o miga giòvvon, cuand vón l’é bón al vól fat zugär e stop !

Casàn òt : la nètta sensasjón che Antonio l’àbia decìz dabón ch' a tòcca a lù ciapär in man al timón e portär la näva fóra dala timpésta; sénsa fär vèddor i colp da Silvan, l’à zughè par la scuädra, fat tirär fjè ai compagn, gestì al témp e ciapè bòti par tutt ! dzèmma pùr che cuand in camp a gh’é Casàn e Totti insèmma, i sold p'r al biljètt j’en sémpor spéz bén
Palladén zéro : vèddor Còvva sedù, Cerri al Lanciàn e chilù in camp, l’é cme regalär un culatél äd Spigaroli, avér in cantén’na un Pärma äd 30 méz dóls cme la méla o insìmma a l'àsètta un salàm dal Cavaliér Boschi e tajär 'na mortadéla compräda al discount, sóra al cont scadùda; basta 'na parola: Imprezentàbil.

Donadón séz : Bravo Mìsster, par 'na volta l’ à mìss da pärta l’alergia p'r i giòvvon e l’à fat zugär Mauri e l’é stè premjè con 'na gran partìda ! stavolta la scuädra l’é städa mìssa in camp benìssim, dzèmma che un pär d’atór protagonìssta i dovrìsson fär il compärsi e basta, mo la sensasjón ciära l’é che la lùza in fónda al tunnel la s' sia béle pjäda, avanti acsì e òccio che a Udine la srà dura bombén mo gh’é da portär dal fén in casén'na che l’invèron l’é 'drè rivär
AVANTI CROCIATI
Tgnèmmos vìsst
Testo di Crociato 63
Correzione ortografica a cura di Enrico Maletti

giovedì 25 settembre 2014

Non ammazzare il tuo tempo…fallo fruttare! Avis Comunale Parma lancia la campagna #salvailtuotempo con una serata di grande cinema: martedì 30 settembre al Cinema Astra ad ingresso gratuito "Nebraska" di Alexander Payne





Non ammazzare il tuo tempo…fallo fruttare!

Avis Comunale Parma lancia la campagna #salvailtuotempo
con una serata di grande cinema:
martedì 30 settembre al Cinema Astra
ad ingresso gratuito "Nebraska" di Alexander Payne

Quante volte nella nostra vita "ammazziamo il tempo", invece di viverlo come meriterebbe? Martedì 30 settembre, alle ore 21, presso il Cinema Astra di Parma (p.le Volta 3) Avis Comunale Parma presenterà alla città la campagna #salvailtuotempo, attraverso cui l'associazione cerca volontari da impiegare in vari ambiti della propria attività: dagli incontri delle scuole alla gestione del punto ristoro, dall'organizzazione eventi alla comunicazione.
Per l'occasione Avis offrirà a tutti i parmigiani una notte di grande cinema con la proiezione a ingresso gratuito di “Nebraska”, il film di Alexander Payne che ha raccolto una pioggia di nomination nelle ultime edizioni dei premi Oscar e del Festival del Cinema di Cannes. Un padre, un figlio, un viaggio verso il miraggio della ricchezza che si trasforma in ricchezza esso stesso: tempo salvato dall’oblio, tempo prezioso perché condiviso…
La serata è realizzata con il patrocinio del Comune di Parma, la collaborazione dell’Università degli Studi di Parma e di Gazzetta di Parma.

Per informazioni:
www.facebook.com/avisparma
Segreteria organizzativa: Edicta 0521 251848

Tgnèmmos vìsst





Si terrà domenica 28 settembre, a San Prospero «La Corsa di Tommy» Una giornata all’insegna dello sport, del rispetto e della beneficenza in memoria del piccolo Tommaso Onofri,


Verrà ricordato anche Marco Federici, il giornalista della 

«Gazzetta di Parma» scomparso all’improvviso lo scorso

 10 luglio, che aveva seguito da vicino, come cronista, la 

vicenda del piccolo Tommy.





martedì 23 settembre 2014

Il Pagéli di Crozè in djalètt Pramzàn. Chievo Pärma 2-3. Testo pubblicato sulla Gazzetta di Parma del 23 settembre 2014.

(Testo in dialetto parmigiano)
Chievo Pärma 2-3
Mirànt séz : al prìmm gol ch' a t’é ciapè a m’ éra d’aviz ch' a fùss cminsè al second témp dal film äd domenica sira, pù che 'na partìda äd balón al paräva un torneo äd ciapanò, po’ as' sèmma drisè… ah complimént p'r al barbér !
Mendes sìncov : second mi lì insìmma ala fàsa at' gh’éntri pròprja njént, centräl fòrsi at' podrìss dir anca la tòvva, e anca ti col petnadùri té' t dè da fär mìga poch ahn ? at' gh’ arè lasè al stipéndi dal barbér, mäj visst 'na roba acsì complicäda gnànca in tésta a Palladén
Lucaréli séz : Oh Capitàn, nojätor du al sèmma al parchè äd la vitòrja ahn ? Gnìr a magnär la pizza äd Sasà a Säla l’é dvintè un portafortón’na che ormäj al podrìsson anca brevetär, e l’à fat efét sùbbit !

Costa séz : e bräv la nostra tésta cuädra, inìssi da zgrizór cme tutt, pjan pjanén invéci té mìss su sicurèssa e bècch äd fér…. cme s' dìz ? “tu’ m si piazù dimòndi ziovàlser…” e adésa mandèmma Malètt a sarcär al vocaboläri d’arzàn s’ al vól fär la coresjón da razón…

Gobbi sìncov : Oh Massimo, un po’ äd rùzzna té gh' l’äv adòs, insìmma a tutt dù i gol at' si rivè un cuärt d’ora dòpa, che po’ j’én du milézim äd second a dir la vritè , mo in sèrja A i baston e i vànson par ciapär gol

Ghezzal du : dòpa 'na vitòrja am' sa briga bombén där via di dù, mo guärda e riguärda a 'n m’arcord mìga 'na còza giùssta che vùnna ch' l’ à fat, e po’ dai, ch’ la grèssta li la né gh' l’à gnànca pù Balotéli, l’é pasäda äd moda cme un lòden, ciàpa in man un razór e in-t-al vér séns äd la parola, “daguntàj”

Jorquera sìncov : la còza pù béla fin adésa äd col ragas chi l’é al nòm, parchè Cristobal l’é pròprja un bél nòm; po’ sperèmma ch' a riva anca cuél in camp parchè p'r al momént a ’n s’é mìga visst pòch, a ’n s’é vìsst pròprja njént. 


Lodi dù : vè, par dir cme at' si stè determinànt jerdlà, in-t-la prìmma versión dil pagéli am' són scordè sècch äd färtla, té m' si gnù in ménta al gióron dòpa, fa tì che partidón ch' a t'é zughè.... próva con un po' äd Polase o Supradyvn, mäl ìn fan mìga specialmént d'avtón

Acquah séz : col ragas chi tra Cristobal e Lodi a gh' tòcca còrror par trì, dòpa al va su còll ch' as' gh' é strìcca la vén’na al pärda un po’ trop balón e al fa di fàl pericolóz! andär avanti acsì a Nädal al va in rianimasjón pòvor Crìsst

Belfodil du : fin adésa al njénta totäl, la brùtta copja dal zugadór äd du an' fa, mìga brùtta, brutìssima e anca sètt o ot chilo in pù òc' e cróza

Casàn déz : va bé, dato ch' a
t' si un génjo, invéntot anca la pagéla parchè sinceramént mi a j’ ò fnì il paròli, dil volti a péns che lavor sarìss stè väddor zugär tì e Tino insèmma, fì vù; a tutt il manéri Fantantonio al dìz dabón, l’ à capì che st’ an' tòcca e lù e soltant a lù fär la difarénsa, e se al bongióron as' vèdda ala matén’na a gh' sarà da divartìros

Còvva déz : prìmma partida in sèrja A a vintiséz an', déz minud du assist un gol e tanta, tanta maruga e umiltè ; mo tutt chi “talént scout” e procuratór ch' a gira, chilù i 'n l’ àn mäj vìsst prìmma ?

Galòpa déz : che contentèssa där un déz a Galòpa, dòpa tanta sfortón’na at' si gnù su e in sìnch minud t’é pjasè lì do penlädi äd sinìsstor da gran regìssta ! Bentornè Daniele e sperèmma ch' l'a sia la volta bón’na che äd crédit con la fortón’na a té gh' n’é da chi fin a sént an'

Biabiany déz : Oh l'òmmo, fèmma mìga di schèrs ahn ? no parchè mi séns äd ti a són cme Leonardo sénsa MonnaLisa, cme Dante sénsa Beatrice, cme Peträrca sénsa Laura, at' si 'na sorzìa d’ispirasjón p'r il me pagéli cme nisón, e po’ at' si anca un grand bräv ragas che tutt i gh' vólon bén, elóra in bòcca al lòvv con tutt al cór e torna prést, ansi prestìssim ch' at' spét e at' spetèmma tutt

Donadón séz : Mìsster, imbrocär i cambi a vól anca dir zbaljär la formasjón inisjäla, e l’é la tèrsa volta su trì ! D’ acòrdi che a gh' tòcca scarugär in fónda al barìl tutt i dì mo insòmma l’é un vìssi da pèrdor sùbbit


AVANTI CROCIATI
Tgnèmmos vìsst

Testo di Crociato 63
Correzione ortografica a cura di Enrico Maletti