"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


PARMAINDIALETTO Tv


Tgnèmmos vìsst
Al salùt pramzàn äd parmaindialetto.blogspot.com

“Parmaindialetto” è nato il 31 luglio del 2004. Quest’anno compie 16 anni

“Parmaindialetto” l’é nasù al 31 lùjj dal 2004. St’an’ al compìssa 16 an’

Per comunicare con "Parmaindialetto" e-mail parmaindialetto@gmail.com

L’ UNICA SEDE DI “Parmaindialetto” SI TROVA A PARMA ED E' STATO IDEATO DALLA FAMIGLIA MALETTI DI “PÄRMA”.







sabato 18 luglio 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI


Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. (Vangelo di Marco)

1.      Vedendo la folla Gesù prova “compassione per loro”, è lo stesso atteggiamento che abbiamo visto più volte sul volto di papa Francesco quando abbracciava, incoraggiava, salutava i tanti venuti da lontano per incontrarlo.
2.      Papa Francesco nel suo pellegrinaggio in America Latina ha incontrato l’umanità dimenticata dai grandi della terra, e con le sue parole e i suoi gesti di condivisione ha saputo portare l’attenzione di tutti sulla piaga della povertà nel “suo amato Sud America”.
3.      Il tema scelto da papa Francesco, per questo suo nuovo viaggio, è stato “La gioia dell'annuncio del Vangelo” e commentando l'episodio del vangelo delle Nozze di Cana, ha lanciato questo forte messaggio di speranza: «Il vino migliore sta per venire per quelli che oggi vedono crollare tutto. Sussurratevelo fino a crederci: il vino migliore sta per arrivare, e sussurratelo ai disperati e a quelli con poco amore. Dio si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento; Gesù ha una preferenza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ragione o per l’altra ormai sentono di avere rotto tutte le anfore».
4.      A volte il nostro cuore pare blindato, tanto ci siamo abituati a sfiorare dagli eventi e la nostra vita è divenuta un’esistenza che, “saltellando” di qui e di là non riesce più a radicarsi nel quotidiano della gente che incontriamo: «la compassione non è zapping, non è silenziare il dolore, al contrario, è la logica propria dell’amore. È la logica che non si è centrata sulla paura, ma sulla libertà che nasce dall’amore e mette il bene dell’altro sopra ogni cosa. È la logica che nasce dal non avere paura di avvicinarsi al dolore della nostra gente» (papa Francesco).
5.      Perché la sofferenza altrui non ci turba più di tanto? Provare simpatia nei confronti dell’altro è già un passo verso l’altro in quanto sentiamo che la sua sofferenza esiste, la percepiamo come reale, però manteniamo le distanze.
6.      Se invece proviamo “empatia” per l’altro, vuol dire che diventiamo una cosa sola con lui, con la sua sofferenza: non solo sentiamo la sua sofferenza, ma soffriamo con lui, diventando una sola carne con lui. Se ci pensiamo bene i nostri rapporti con gli altri, in tante occasioni, sono all’insegna dell’utile, della mercificazione, del vantaggio.
7.      L’altro, direbbe Martin Buber, diventa un oggetto di consumo, si stabilisce con lui una relazione “io-esso”, a tal punto da poter affermare: “Tu per me sei un semplice oggetto e io voglio usarti”. Vivere in un mondo basato sulla relazione “io-esso” significa lasciarsi sfuggire l’intera meraviglia dell’esistenza, perché si vive nella logica dell’anticreazione e tutto diventa nulla, circondati solo da oggetti, non da persone, non da gente, non dalla vita, solo da cose materiali. L’amore declinato secondo la cifra della compassione è disponibilità verso l’altro, in quanto non si cerca il proprio interesse ma il bene dell’altro: l’amore non è un rapporto “io-esso”, ma è un rapporto “io-tu”. «Nella sessualità c’è il rapporto “io-esso”, nell’amore c’è il rapporto “io-tu”. Martin Buber si ferma qui: la sua tradizione giudaica non gli permette di procedere oltre.
8.      Ma c’è ancora un gradino da salire: il gradino “né io - né tu”, un rapporto in cui scompaiono l’io e il tu, un rapporto in cui due persone non sono più due – ma sono diventate una sola. Un’unità tremenda, un’armonia, un accordo profondo – due corpi e un’anima sola. Questa è la sommità dell’amore che io chiamo preghiera» (Amato Osho).
9.      Gesù vedendo le folle provava compassione, a tal punto da donarsi per esse, da "patire per esse", ossia essere solidale e permeabile al pathos dell'altro, come afferma Antonio Prete, «L'ospitalità è figura mediterranea della compassione e dell'accettazione dell'altro, come nell'Odissea». Nei Promessi sposi di Manzoni la compassione che l'Innominato prova per Lucia si trasforma in conversione, “passaggio verso un altro modo di essere uomo” e “verso un'altra morale”.
10.  Ma è possibile una compassione che unisce il nostro sentire a quello dell’altro? Che faccia del sentire altrui il nostro stesso sentire?
11.  Tra noi e l’altro non rimane pur sempre una distanza, che risulta incolmabile? Il dolore dell’altro in che misura diventa anche il mio dolore?
12.  Al contrario non ci rivela la miseria del nostro essere comunque separati dall’altro, confinati in una singolarità finita, e questa rivelazione risulta per i nostri sensi intollerabile? E’ ciò che afferma Dante quando incontra Paolo e Francesca nell’inferno: «Pietà mi giunse e fui quasi smarrito». E’ difficile per il poeta sopportare una tale sofferenza.
13.  Che cosa significa, in profondità, che Gesù prova compassione per la folla?
14.  Se non che per questa folla lui si farà pane e nutrimento, si farà buon pastore donando la sua vita per la loro salvezza?
15.  Colui che non aveva conosciuto peccato si farà nostro peccato, Lui l’agnello senza macchia porterà su di se il peccato del mondo. Lacompassione per l’uomo spinge il figlio di Dio a condividere la nostra vita, portando su di sé il peccato del mondo, poiché è il solo a poterlo togliere.
16.  Il nostro male è diventato il suo male, la nostra sofferenza, la sua sofferenza, la sua morte, la nostra vita.
(DON UMBERTO COCCONI)

Tgnèmmos vìsst


Nessun commento: