"Al Condominni" poesia brillante in dialetto parmigiano di Bruno Pedraneschi,letta da Enrico Maletti

Estratto di un minuto del doppiaggio in dialetto parmigiano, realizzato nell'estate del 1996, tratto dal film "Ombre rosse" (1939) di John Ford. La voce di Ringo (John Wayne) è di Enrico Maletti


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sabato 10 ottobre 2015

IL VANGELO DELLA DOMENICA: COMMENTO DI DON UMBERTO COCCONI

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. (Vangelo di Marco)

1.       C’è un’urgenza … un tale corre, va verso Gesù che sta lasciando in fretta la città di Gerico. E’ l’inizio di una storia che pare molto promettente.
2.       C’è un giovane che si butta ai piedi di Gesù, da lui riconosciuto come il “maestro buono”. Questo tale di certo è una persona in ricerca e la ricerca come si esprime? Si esprime nel domandare, nel chiedere.
3.       La domanda che muove la vita di questo giovane è: “Che cosa devo fare per ottenere la vita eterna? Che cosa devo fare per essere felice, perché la mia vita abbia un senso? Conoscere i comandamenti, osserva Gesù, è questa la via per entrare nella vita.
4.       Ciò che stupisce un uomo religioso è il fatto che Gesù non citi i comandamenti della prima tavola, i doveri verso Dio. Ma questo tale non aveva posto una domanda sulla vita eterna? E come mai Gesù non menziona Dio per entrare nella vita eterna?
5.       Al contrario il “maestro, chiamato, buono” elenca, per entrare nella vita eterna, i comandamenti della seconda tavola, i doveri verso l’uomo, ma in un ordine rovesciato collocando il primo, quello sul padre e sulla madre, in ultima posizione, perché?
6.       Si può supporre che il posto ultimo riservato da Gesù al comandamento “onora il padre e la madre” conferisca, a colui che ascolta, un particolare compito. I genitori non hanno il compito di educare i figli, di trasmettere i comandamenti della vita? Ma prima o poi giunge per il figlio il momento della scelta, della decisione, della rottura, che comporterà il vivere la relazione con i propri genitori non più nella dipendenza. Il necessario passaggio all’età adulta, all’età matura, si connota proprio come “distacco dai genitori”.
7.       L’incontro con Gesù è sempre un incontro che porta la persona a scegliere, a compiere dei distacchi, a porre delle rotture dolorose. L’evangelista Marco annota che Gesù “fissa” lo sguardo sul giovane e “lo ama”. In greco questo termine ha un significato ancor più ricco e profondo: “Avendo guardato dentro di lui”.
8.       Gesù, dunque, non solo lo guarda negli occhi ma, attraverso gli occhi, gli legge dentro, gli legge il cuore. È un’esperienza straordinaria! Quante volte abbiamo paura che gli altri ci leggano dentro e per questo abbassiamo lo sguardo o guardiamo da un’altra parte? Si ha paura di fare entrare lo sguardo dell’altro nel proprio cuore. Pensiamo al “brivido d’amore” sperimentato da questo giovane. Per questo Gesù gli dice: “Una cosa ancora ti manca per essere perfetto?”».
9.       Una cosa sola ti manca? Che cosa manca alla nostra vita? Questa è una domanda a cui ciascuno di noi è invitato a rispondere, perché rispondere a questa domanda significa “diventar grandi”, comporta una scelta di vita, esige di muoversi e perdere una parte di sé (va’ vendi quello che hai…), consegnarsi ad un libero legame (e… seguimi), darsi un volto, scegliere una strada, per realizzare il proprio sogno dentro una scelta singolare.
10.   Questo giovane, come noi, pensava di avere tutto, e quindi pensava di essere libero e autonomo, ma scopre con dolore e tristezza, che lasciando Gesù è in realtà “posseduto dalle cose che crede di possedere. E’ un possessore posseduto! Gesù gli ha svelato la verità: se fino a pochi istanti prima era illuso di condurre una vita esemplare, dopo l’incontro con il “maestro buono” le sue illusioni sono cadute.
11.   Perché è così difficile, anzi impossibile abbandonarsi alla parola di Gesù Cristo, con­siderarla come un terreno più solido di qualsiasi altra sicurezza del mondo? Quello che Gesù sta chiedendo  - ieri a quel giovane oggi a noi - non va contro la ragione, la stessa coscienza, la responsabilità, la pietà religiosa, la stessa legge, per evitare questo estremo “fanatismo” senza legge.
12.   La chiamata di Gesù infrange tutto, chiedendo obbedienza! Ma noi pensiamo che Gesù quando dice “Vendi i tuoi beni!”, non voglia dire proprio questo. Forse intende: “Veramente non conta che tu lo faccia anche esteriormen­te, anzi, devi tenerti i tuoi beni tranquillamente: conta solo che tu li abbia come se non li avessi”.
13.   Non legare il tuo cuore ai beni. La nostra ubbidienza alla parola di Gesù consisterebbe dunque nel rifiutare appunto la semplice ubbidienza come legalista, per essere poi ubbidienti nella fede”.
14.   Gesù ci chiede di liberarci interiormente o materialmente dalle ricchezze? Noi pensiamo “È vero che la chiamata di Gesù va presa assolutamente sul serio, ma Gesù non vuole che io lasci tutto e lo segua.
15.   Come potremmo altrimenti far fronte alle necessità dell'esistenza? Ma come è possibile tale stravolgimento?
16.   «Che cosa è accaduto, perché la parola di Gesù possa essere implicata in questo gioco, possa essere esposta allo scherno del mondo? La concreta chiamata di Gesù e la semplice ubbidienza hanno un loro senso irrevocabile. Con esse Gesù chiama nella situazione concreta, in cui è possibile credere in lui; chiama in modo tanto concreto e appunto così vuol essere interpretato» (Dietrich Bonhoeffer).
17.   Questo posto lasciato libero, quest’appello senza risposta, questo sguardo negato è una chiamata per il lettore futuro, è rivolta a me e a te. Ci sarà qualcuno oggi che intenderà le parole di Gesù come Lui le ha volute intendere?
18.   Coloro che hanno avuto il coraggio di occupare il posto del giovane ricco, hanno in realtà cambiato il volto della Chiesa e della Storia, perché hanno guarito il loro desiderio e si sono lanciati nell’avventura dell’esistenza.
(DON UMBERTO COCCONI)

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